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 Tunguska
 

La causa di tutto fu una cometa "troppo vicina"

L'evento catastrofico consumatosi il 30 giugno 1908 sulle rive del fiume Tunguska, nella Siberia Centrale, per anni ha stimolato la fantasia di scienziati e ricercatori di tutto il mondo. All'alba di quel giorno un'esplosione pari ad alcune centinaia di volte il bombardamento nucleare di Hiroshima distrusse un'area circolare pari a circa 1.500 kmq di territorio. Le ipotesi più fantascientifiche presero forma nel corso degli anni a venire: l'avaria di un'astronave aliena?

O i russi nella più inviolabile segretezza, circa mezzo secolo prima degli americani, conducevano già esperimenti nucleari dei quali, però, però persero il controllo? Nulla di tutto ciò: gli scienziati affermano che un'esplosione come quella, oggi stimata fra i 5 e i 10 megaton (unità di misura all'epoca ancora sconosciuta) può essere stata causata da una cometa. Sarebbe quindi la più grande esplosione non nucleare della storia moderna. In merito si affacciano nuove teorie, secondo le quali, anche senza che avvenga un impatto con la crosta terrestre, sarebbe sufficiente il violento spostamento d'aria causato dal bolide che, respinto dall'atmosfera terrestre, sarebbe deviato verso una nuova orbita.

Questo spiegherebbe l'assenza di residui o detriti: una cometa, che sostanzialmente è una sfera d'acqua, ghiaccio e polvere cosmica, ha una struttura chimica talmente semplice che, passando in maniera molto ravvicinata ma senza toccare terra, lascerebbe solo minimi residui destinati a sparire rapidamente. Nel caso in cui questa teoria fosse quella esatta, gli scienziati avrebbero già trovato anche la "colpevole": una cometa che in questo momento si trova ad oltre 180 milioni di km dalla Terra, ma che giunse molto vicino al nostro pianeta proprio il 30 giugno del 1908 e che, a quanto pare, tornerà a sfiorarci nel 2045.

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